Trieste - Largo Odorico Panfili

Largo Odorico Panfili: Già piazza dei Carradori, mutò denominazione nel 1883. Con nota d.d. 12.9.1883 la Delegazione Municipale comunicò alla Comunità evangelica di confessione augustana - la cui chiesa si trova al centro del largo - l'intenzione di intitolare il sito «largo» o «piazzetta degli Augustani»; i rappresentanti della Comunità, con lettera d.d. 12.10.1883, suggerirono la denominazione di «piazzetta della chiesa evangelica» oppure, subordinatamente, di «piazzetta Martino», in onore di Martin Lutero. Con delibera Del. Mun. n. 35425 d.d. 22.10.1883 venne stabilito di intitolare il sito piazzetta della chiesa evangelica. Con Delibera del Podestà n. 501 d.d. 4.7.1942 il nome venne nuovamente mutato; tuttavia la denominazione «largo Odorico Panfili» che compare tanto nello stradario ufficiale del Comune di Trieste quanto nella segnaletica stradale è imprecisa nel riportare il nome di colui che si volle ricordare. Teodorico Panfilli nacque a Budapest il 2 settembre 1911; laureatosi in medicina, lasciò Trieste, città nella quale la sua famiglia viveva da oltre un secolo e mezzo avendo per molto tempo diretto un cantiere navale, nel 1936 per arruolarsi nell'Esercito, ottenendo di essere assegnato come sottotenente medico al 70 " Battaglione Coloniale in Abissinia. Cadde a Sellassiè (Africa Orientale) il 17 luglio 1938 e alla sua memoria venne conferita la medaglia d'oro al valor militare, con la motivazione: «Teodorico Panfilli, di Trieste, Tenente Medico del LXX" Battaglione Colonia. Ufficiale medico di una colonna impegnata contro soverchianti forze nemiche, volontariamente assumeva il comando di una squadra e teneva bravamente testa alla irruenza dell'avversario. Costretto a ripiegare in una posizione sistemata a difesa e saputo che un suo collega era stato gravemente ferito, si slanciava fuori della posizione, volontariamente per la ricerca del collega. Ferito una prima volta ad un fianco non desisteva dallo scopo e, trovato l'ufficiale già cadavere, provvedeva ad occultarlo per evitare lo strazio della salma. Durante tale suo pietoso ufficio trovava gloriosa morte. Esempio fulgido di eroismo e di elevatissimo senso del dovere. Selassiè, 17 luglio 1938». (da: artericerca.com)

La Chiesa Luterana di confessione augustana: La comunità Evangelica di Confessione Augustana è presente a Trieste dai primi del Settecento, ma il culto luterano fu autorizzato da Maria Teresa d’Austria solo nel 1778 e le fu concesso un terreno per la costruzione di una chiesa dove professare il loro culto. L'area si chiamava piazza dei Carradori, perché fin dal XVIII secolo era destinata a stazione per i carradori; successivamente venne denominata piazzetta della Chiesa Evangelica e, infine, largo Odorico Panfili.

L'edificio venne edificato, tra il 1871 e il 1874, sotto la direzione di Giovanni Berlam e Giovanni Scalmanini, ma il progetto originario è riconducibile all'architetto Karl J.C. Zimmermann di Amburgo. L'inaugurazione solenne avvenne il 1° novembre del 1874. La chiesa, in stile neogotico, è esemplata sulla "Nicolai kirche" di Amburgo, realizzata nel 1844 dall'inglese G.G.Scott. Realizzata in pietra d'Istria, con il tetto in lastre di ardesia, ha un campanile alto 50 metri e vetrate istoriate a colori. All'interno vi sono due monumenti funebri scolpiti attorno al 1823 da Antonio Bosa e provenienti dalla Chiesa del Rosario, precedente sede della comunità evangelica. Uno è dedicato al negoziante di Borsa Giorgio Enrico Trapp, l'altro al console danese G. Dumreicher d'Osterreicher.
Le campane di bronzo del campanile, ricavate dalla fusione di cannoni francesi, furono donate dall'imperatore tedesco Guglielmo I. Dalla Germania giunsero anche l'altare, il pulpito e l'organo. Fu anche sede del Ginnasio comunale di lingua italiana. All’interno è suggestivo il contrasto tra le forme gotiche della chiesa e la purezza neoclassica dei monumenti funebri scolpiti da Antonio Bosa nel 1823. Alcuni sono provenienti dalla Chiesa del Rosario, precedente sede della comunità evangelica. Stupenda la vetrata del coro, realizzata a Monaco di Baviera e raffigurante la “Trasfigurazione di Cristo” di Raffaello. La chiesa ospita numerose manifestazione culturali e concerti di qualità. Tra il 1983 e il 1985 l'immobile fu interessato da un intervento di restauro. In particolare furono sostituite quasi la metà delle lastre in ardesia del tetto e fu completamente rifatto l'impianto di scolo dell'acqua piovana in rame.

La chiesa, al centro di una piazza chiusa da alti palazzi, si presenta nelle forme agili e frastagliate del gotico tedesco. Esternamente è caratterizzata da contrafforti scalari, archi acuti, guglie e pinnacoli. L'abside è poligonale. Al centro della facciata principale, sopra al portale gotico, s'innalza un alta torre campanaria. L'interno, diviso in tre navate da quattro colonne, riceve luce dalle alte finestre ogivali con intrecci a traforo che si aprono sulle tre campate delle navate, sulla facciata e sull'abside. Elementi decorativi:Elementi ornamentali esterni Desc. el. decorativi:- Guglie con pinnacoli decorano esternamente l'edificio. Sulla torre campanaria si trovano sculture raffiguranti animali fantastici, elementi tipici dell'arte gotica. (da: http://biblioteche.comune.trieste.it/)

All'esterno della chiesa di Roiano, alla sinistra dell’entrata, protetta da una recinzione, si trova la preziosa edicola marmorea con l'immagine della Madonna con il Bambino; essa proveniente dal monumento funerario neogotico di Sophie Rouvier de Vassal, in precedenza ubicato proprio nel Lazzaretto di Santa Teresa, dove la nobildonna era deceduta il 16 ottobre del 1831. Nell'imminenza dello smantellamento del Lazzaretto Nuovo, i Vassal, figli della deceduta, ricchi commercianti di Odessa, chiesero, nel 1862, che la salma venisse traslata nella vicina chiesa di Roiano, appena costruita nel 1858. Essi avevano inoltre istituito una fondazione per la conservazione del monumento funebre e per fare celebrare delle Messe in suo suffragio. I Vassal furono grandi benefattori che donarono varie opere e cospicue somme di danaro alla chiesa, aiutando inoltre le famiglie e gli studenti bisognosi del rione di Roiano. (Fonte: Dino Cafagna)


Sopra e a sinistra: Palazzo Panfilli al numero uno di Largo Panfili: L'edificio, progettato da Francesco Scalmanini nel 1841, è l'unica testimonianza a noi pervenuta del grande passato cantieristico della Trieste ottocentesca. Su questo fondo infatti già dal 1788 sorgeva lo squero di Odorico Panfili, che ricoprì un ruolo di prima linea nella costruzione della prima flotta mercantile triestina e mantenne il suo prestigio per più di cinquant'anni fino al 1852. Attualmente rimane solamente la costruzione annessa al cantiere che ospitava uffici ed abitazioni. La descrizione storico-artistica allegata al decreto di vincolo definisce l'intero complesso edilizio una "prova assai consistente nel patrimonio architettonico edilizio triestino dell'Ottocento, che con il suo impianto , più che con i suoi arredi, ormai perduti, ribadisce la felice congiuntura del periodo neoclassico della città di Trieste. Sopra il portone principale è visibile una targa in metallo in bassorilievo raffigurante una figura femminile con sullo sfondo una nave in costruzione e una scritta scolpita nella pietra. Da una parte si può leggere "CANTIERE PANFILLI" e dall'altra "ANNO MDCCCXXXXIII".
Dall'ingresso di Largo Panfili si accede allo scalone principale in stile neoclassico che porta ai piani superiori, dove su tutti i livelli la distribuzione degli spazi interni si svolge attorno ad un corridoio centrale. Le aperture del primo e del secondo piano sono sormontate da timpano nella parte centrale, da cimase lineari nelle parti laterali della facciata. Una cornice a dentelli, sotto lo sporto del tetto, conclude la facciata. (da: biblioteche.comune.trieste.it)
A destra: L'edificio, esteso su un intero isolato tra Via Corsi, Via Trento e Largo Panfili, si inserisce all'interno del vasto programma di realizzazione di strutture scolastiche avviato dall'amministrazione cittadina nel corso della seconda metà dell'Ottocento, al fine di rispondere al crescente numero di studenti e alle esigenze imposte dalla recente materia edilizia. Individuato come nuova sede del Ginnasio di Lingua Italiana, ospitato dalla nascita nel 1863 presso Casa Ritter nell'allora Piazza della Dogana, l'edificio fu realizzato con delibera del Civico Magistrato del marzo 1882 grazie al lascito di 80.000 fiorini, destinato dal barone Giuseppe Marenzi. A progettare la nuova struttura furono chiamati gli ingegneri civili Francesco Boara e Desennibus, mentre la costruzione fu seguita dall'architetto Pietro Palese. L'immobile si presenta sviluppato su quattro piani fuori terra con ingresso principale su Via Corsi, in origine Via del Ginnasio; le quattro facciate sono articolate da cornici marcapiano orizzontali, a dentelli nella fascia di gronda, alternate ad ampie finestre in serie regolari. All'interno si apre un arioso cortile rettangolare, in origine coperto da una struttura in vetro e metallo, su cui affacciano logge su tre piani caratterizzate da colonne classiche.
(da: biblioteche.comune.trieste.it)
Largo Odorico Panfilli non prende il nome dal cantiere navale che c'era, ma dalla Medaglia
d'Oro Odorico Panfili (1911-1938) medico, caduto eroicamente in Africa Orientale Italiana


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